RICCARDO III

RICCARDO III

1 MARZO

 

teatro della dodicesima

RICCARDO III

8-9 Marzo

La Compagnia siciliana I Trovatori portano in scena gli intrighi l’ambizione e i tradimenti di un classico di W. Shakespeare “Riccardo III”

Media e Guerra – 1 marzo

Media e Guerra – 1 marzo

1 MARZO

 

teatro della dodicesima

MEDIA E GUERRA

1 Marzo ore 18:00

I mass media possono influenzare il corso di un conflitto? E fino a che punto hanno la capacità, e la volontà, di rappresentare la realtà di una guerra’? Ripercorriamo la storia del rapporto tra mass media e conflitti, analizzando il ruolo che giornali, radio, televisioni hanno svolto nelle guerre del XX secolo, considerando i diversi contesti, la trasformazione nelle strategie belliche e lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione.

Federica D'Alessio

Giornalista freelance. Cura inchieste e analisi su fenomeni sociali e politici, particolarmente legati ai movimenti delle donne, delle persone immigrate e in generale delle classi subalterne.

Mario Boccia

Mario Boccia e' un fotografo e giornalista specializzato in reportage sociali e di attualita' internazionale. Da “free lance” collabora e pubblica articoli e fotografie con le maggiori testate giornalistiche italiane.

Sabato Angieri

Sabato Angieri è un giovane e brillante giornalista, passato anche al mondo della televisione come corrispondente di guerra dall’Ucraina.
Lei, Adriano Olivetti

Lei, Adriano Olivetti

16 Febbraio - Ore 17:30

 

TEATRO DELLA XII

LEI, ADRIANO OLIVETTI

LO SPETTACOLO

Perché proprio uno spettacolo su Olivetti?

“Potremmo dire che si trattava di una nostra passione ma la verità è ancora più interessante. Diciamo che la vita ci ha proposto di iniziare questo viaggio sulle orme di Adriano… In sincerità, di lui e del suo mondo sapevamo poco ma iniziammo alacremente a studiare, guardare video di documentari e conferenze, leggere testi… E più studiavamo e più eravamo affascinate da quella figura che ci arricchiva i pensieri e metteva in discussione il nostro sguardo sul mondo… Un richiamo che ci ha condotto, attraverso esplorazioni dentro e fuori di noi, a un luogo di scoperta e di creazione…“ (Gloria Cuminetti e Giulia Cammarota).

“LEI, Adriano Olivetti” è uno spettacolo inedito, frutto di ricerche, studi, approfondimenti e incontri e ci conduce attraverso le pieghe dell’uomo, dritti al cuore dell’imprenditore eporediese.

Portare in scena, nel cuore delle Officine ICO, in un Salone dei 2000 riqualificato e straordinariamente bello, uno spettacolo teatrale che parla di lui è, al contempo, coraggioso e un po’ incosciente.

La compagnia teatrale “LI Teatro” ci regala uno sguardo al femminile sensibile e attento, sulla persona di Adriano, sulle sue passioni e contraddizioni e sul fuoco che lo animava.

Una scenografia essenziale, due attrici che riempiono lo spazio con gesti accurati nei quali nulla è lasciato al caso, una lettura nuova e stimolante che perlustra l’essenza del genio visionario alla ricerca di ciò che pensiamo possa, in qualche modo ancora oggi, accomunarci a lui.
LA COMPAGNIA

Gloria Cuminetti e Giulia Cammarota, insieme, costituiscono la compagnia Li Teatro che offre un doppio sguardo sul mondo: uno basso, per discendere nel profondo significato delle cose ed uno alto, per risalire e planare sul reale, trasformandolo con azioni artistiche.
“LEI, Adriano OLIVETTI” è la prima opera interamente ideata, costruita e realizzata dalle due artiste.
Lo spettacolo ha debutto nel novembre 2021, per “Albino in Transizione”, associazione di cittadini attivi sul territorio bergamasco. Nel dicembre 2021 vincono il bando “STARTandGO – il teatro si fa impresa”.
Nel 2022 portano lo spettacolo presso Confindustria Bergamo.

LE ATTRICI
Gloria Cuminetti

Nata ad Albino nella provincia di Bergamo il 09/05/1989.
Diplomata al Liceo Socio-Psicopedagogico. Inizia l’Università di Psicologia che però interrompe per intraprendere e completare gli studi artistici presso l’Accademia del Teatro Stabile di Torino. Successivamente si forma presso la
Scuola di Counseling Umanistico-Spirituale (Asso Counseling), a Torino. Si diploma e diventa Counselor nel Dicembre 2022.
Guida percorsi teatrali per ragazzi e laboratori legati all’arte e al benessere nelle scuole superiori.
Negli anni le si fa sempre più chiaro come il mondo dell’arte, quello della psicologia e della spiritualità siano uniti da un filo comune.
Ha lavorato in diversi spettacoli e compagnie, ma solo grazie alla nascita della compagnia “Li Teatro” sente di trovare un senso profondo alla vocazione artistica e di ricerca che coltiva da anni.
Giulia Cammarota

Nata a Torino il 23/01/1990.
Diplomata in tre scuole: Liceo Artistico Renato Cottini (2004/2009), scuola di Teatro Galante Garrone
di Bologna col titolo di attrice di prosa (2012/2014) e scuola professionale per artisti di circo contemporaneo
Cirko Vertigo, dove si specializza nella disciplina di filo teso (2012/2014).
Diverse sono, durante gli studi e successivamente, le esperienze artistiche lavorative sia come artista che in ambito formativo nella quali si cimenta e sperimenta.

Con il Patrocinio dell’Associazione Archivio Storico Olivetti.

CREDITS

Soggetto e regia: Giulia Cammarota e Gloria Cuminetti

Approfondimenti: Alberto Peretti

Supervisione artistica: Mauro Di Maio

Musiche originali: Kawari

Costumi: Abracadabra

Immaginare un mondo comune. Esercizi di pensiero con Adriano Olivetti

Immaginare un mondo comune. Esercizi di pensiero con Adriano Olivetti

14 FEBBRAIO 2024 - 18:30

Q-OPERA 4.0

Un viaggio nelle idee di Adriano Olivetti per connettere passato e presente alla ricerca delle risposte ad alcuni dei temi cruciali del nostro tempo. Veri e propri esercizi di pensiero con cui l’autrice riconduce all’attualità un esperimento sociale e culturale straordinario, realizzando quel patto generazionale indispensabile per un futuro davvero sostenibile. Questo libro non è soltanto un’occasione per conoscere e comprendere la figura di Olivetti; è un vero e proprio appello a riscoprire il valore del progetto e dell’utopia come strumenti concreti per costruire una società davvero solidale e progressista.

Q-OPERA 4.0 <span class="dashicons dashicons-calendar"></span>

Q-OPERA 4.0

𝐿𝒶 𝑀𝓊𝓈𝒾𝒸𝒶 𝐵𝑒𝓁𝓁𝒶 𝒹𝒶 𝓋𝑒𝒹𝑒𝓇𝑒
𝐶’è 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑙’𝑎𝑟𝑟𝑖𝑣𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑒𝑟𝑡𝑒 𝑖𝑑𝑒𝑒 𝑐𝘩𝑒 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑒𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑟𝑖𝑚𝑒𝑟𝑠𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑖.

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Concerto di Musica Classica

Stagione 22-23

teatro della dodicesima

CONCERTO DI MUSICA CLASSICA

CON LA PIANISTA
CLAUDIA SQUARCIAFICHI

Concerto di musica classica con la pianista Claudia Squarciafichi

One-man show fatto di ritmi affabulanti, umorismo allucinato, trasformismo, performance sceniche e vocali. Spettacolo per attore solo, parlato a più voci, comico suo malgrado.
La fine del mondo è alle porte, questo almeno è ciò che si sente mormorare alle finestre, nelle strade, alla radio.
Si porta sulla scena un’umanità confusa che non sa dove aggrapparsi, se non alla propria miseria.
I personaggi appaiono come cellule impazzite, sproloquiano, si parlano addosso. 
Un delirio organizzato per mettere alla berlina questa umanità che sbraita sulla vita, sulla morte e su un dio che non risponde.
E’ un’umanità che si crede chissà chi, che si porta dietro l’arroganza e la colpa di voler parlare di un altrove, di un dio che fa scopa con l’inconoscibile, con l’indicibile. E’ la volgarità di voler spiegare qualcosa, quando niente si può spiegare.
La scena è nuda e cruda, a riempire lo spazio i quadri sonori disegnati vocalmente con l’aiuto della loop station che continua ad essere, come nei lavori precedenti, elemento di scrittura scenica e drammaturgia musicale.

BREVE SINOSSI
Il caos è prossimo a venire. Questo è ciò che si auspica l’uomo che, non potendo nulla contro la sua miseria, si fa portavoce e bandiera di popolo e si rivolge al suo dio. Invano. La contemporaneità s’attacca alle facezie e danza claudicante su versi sciolti che narrano di dei pagani e amori sbilenchi che aspettano chissà da quando, per tragici equivoci da commedia degli errori. Così il popolo s’agita e, per trovare un posto nel mondo, prova a darsi un compito da fare – cucinando nel cuore della notte, sproloquiando su ciò che sarà, gridando senza veli la propria dispersione – e si fa timidamente avanti, con tutta l’ingenuità del caso, una riforma strutturale cialtrona, con un programma teocratico tout court, infarcito di estremismo confuso e dozzinale. C’è chi spera nella fine e chi, con malcelato cinismo, la fine dice di averla vissuta già, chissà quante volte.
“E’ la fine di un’Era. E’ la fine di tutto. E’ la fine di niente, se ricomincia tutto”.

Favole in musica <span class="dashicons dashicons-calendar"></span>

Favole in musica

Stagione 22-23

teatro della dodicesima

Favole in musica

ALCHIMIE SONORE

“Favole in Musica” è un progetto che si pone come scopo quello di presentare al pubblico un’ampia gamma di generi musicali che spaziano dal classico al moderno, e, sulla falsa riga di “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofiev, di rendere facilmente fruibile ognuno di essi grazie alla presenza di una voce recitante, con la quale la musica dialogherà e si intreccerà.

I testi narrati saranno favole, fiabe o brevi storie prese dai diversi paesi e dalle diverse culture del mondo. La messa in musica è affidata a giovani compositori. “La volpe e la pernice”, “Il macinino che macina in fondo al mare”, “Tikki Tikki Tembo”, “Favole al telefono”, “Aladdin” sono alcune delle storie selezionate.

L’esecuzione sarà affidata al quartetto di flauti “Alchimie Sonore”. Il flauto è uno strumento flessibile, agile e intenso, con origini antiche, ma anche molto utilizzato dai compositori moderni per le sue grandi potenzialità effettistiche. Nel quartetto sono presenti flauti di varie taglie, dal basso all’ottavino.

“Favole in Musica” riporta gli adulti a rivivere le favole per l’infanzia con nuovo interesse e porta i bambini ad apprezzare e comprendere la musica colta; è un progetto universale, per famiglie, scuole e teatri. La favola, come la musica, non invecchia mai.

Flautisti: Francesca Duca, Federico Martino, Alessandro Pace, Davide Stanzione

Voce: Antonio Sapio

 
 

One-man show fatto di ritmi affabulanti, umorismo allucinato, trasformismo, performance sceniche e vocali. Spettacolo per attore solo, parlato a più voci, comico suo malgrado.
La fine del mondo è alle porte, questo almeno è ciò che si sente mormorare alle finestre, nelle strade, alla radio.
Si porta sulla scena un’umanità confusa che non sa dove aggrapparsi, se non alla propria miseria.
I personaggi appaiono come cellule impazzite, sproloquiano, si parlano addosso. 
Un delirio organizzato per mettere alla berlina questa umanità che sbraita sulla vita, sulla morte e su un dio che non risponde.
E’ un’umanità che si crede chissà chi, che si porta dietro l’arroganza e la colpa di voler parlare di un altrove, di un dio che fa scopa con l’inconoscibile, con l’indicibile. E’ la volgarità di voler spiegare qualcosa, quando niente si può spiegare.
La scena è nuda e cruda, a riempire lo spazio i quadri sonori disegnati vocalmente con l’aiuto della loop station che continua ad essere, come nei lavori precedenti, elemento di scrittura scenica e drammaturgia musicale.

BREVE SINOSSI
Il caos è prossimo a venire. Questo è ciò che si auspica l’uomo che, non potendo nulla contro la sua miseria, si fa portavoce e bandiera di popolo e si rivolge al suo dio. Invano. La contemporaneità s’attacca alle facezie e danza claudicante su versi sciolti che narrano di dei pagani e amori sbilenchi che aspettano chissà da quando, per tragici equivoci da commedia degli errori. Così il popolo s’agita e, per trovare un posto nel mondo, prova a darsi un compito da fare – cucinando nel cuore della notte, sproloquiando su ciò che sarà, gridando senza veli la propria dispersione – e si fa timidamente avanti, con tutta l’ingenuità del caso, una riforma strutturale cialtrona, con un programma teocratico tout court, infarcito di estremismo confuso e dozzinale. C’è chi spera nella fine e chi, con malcelato cinismo, la fine dice di averla vissuta già, chissà quante volte.
“E’ la fine di un’Era. E’ la fine di tutto. E’ la fine di niente, se ricomincia tutto”.

Il Diario di Irene Bernasconi <span class="dashicons dashicons-calendar"></span>

Il Diario di Irene Bernasconi

Stagione 22-23

teatro della dodicesima

Il Diario di Irene Bernasconi

DI E CON LAURA NARDI

A CURA DI E CON LAURA NARDI
COLLABORAZIONE ARTISTICA DI SIMONE FAUCCI E AMANDIO PINHEIRO
CONSULENZA STORICA E
ANTROPOLOGICA DI
ELIO DI MICHELE E ROBERTA TUCCI
MARIONETTE DI FRANCESCA TURRINI

Teatro Causa

presenta

Il diario di Irene Bernasconi

A cura di e con Laura Nardi
Collaborazione artistica di Simone Faucci e Amandio Pinheiro
Consulenza storica e antropologica di Elio Di Michele e Roberta Tucci
Marionette di Francesca Turrini

“Il diario di Irene Bernasconi” è uno spettacolo tratto dal diario omonimo, pubblicato all’interno del libro “I granci della marana. Irene Bernasconi e la Casa dei Bambini di Palidoro”, a cura di Elio Di Michele, autore insieme a Lorenzo Cantatore, Ezio Di Genesio Pagliuca, Hilda Girardet, Marta Mattiuzzo, Nina Quarenghi, Laura Rossin, Egildo Spada e Marcello Teodonio (Edizione Il Formichiere).

Nel 1915 Irene Bernasconi, figlia di una famiglia benestante, istruita presso la Società Umanitaria di Milano nel nuovissimo Metodo Montessori, fu chiamata dal Comitato delle Scuole dei contadini per l’Agro romano e le Paludi Pontine, a dirigere a Palidoro la “Casa dei bambini secondo il Metodo Montessori”, una delle prime scuole rurali di cui abbiamo testimonianza.

Il Comitato delle Scuole dei contadini per l’Agro romano e le Paludi Pontine fu un grande laboratorio pedagogico che, nei primi anni del Novecento, vide coinvolti nomi illustri – malariologi, intellettuali, artisti e educatori – quali Angelo Celli, Sibilla Aleramo, Anna Fraentzel, Ettore Marchiafava, Giambattista Grassi, Dullio Cambellotti, Carlo Segrè, Alessandro Marcucci.

A soli 29 anni e in un’Italia appena entrata nel conflitto mondiale, Irene, “spinta da un sentimento umanitario”accetta l’invito, lascia il Canton Ticino e la famiglia cara per fare scuola “in un posto dove non voleva andare nessuno”.

I suoi piccoli scolari sono figlie e figli dei guitti, popolazione seminomade, i più umili, i più sfruttati, i più miserabili lavoratori della terra, che, lasciate le case della Ciociaria, giungevano a Palidoro in autunno per poi fuggirsene all’inizio dell’estate, scacciati dallo spettro della temibile malaria.

Le maestre montessoriane erano tenute a redigere un diario scolastico. Da questo e da un diario privato che la maestra tenne durante la permanenza a Palidoro, è tratto lo spettacolo “Il diario di Irene Berrnasconi”.


In scena, l’attrice e regista Laura Nardi, con l’ausilio di venti marionette, ripercorre l’anno che Irene trascorse con i suoi piccoli scolari. Un incontro struggente tra due culture, tra una giovane donna e il suo fiero impegno civile e la bellezza di una cultura contadina antica e sottovalutata.
Una storia straordinaria, vera e sconosciuta, un esempio di lotta e di speranza.

One-man show fatto di ritmi affabulanti, umorismo allucinato, trasformismo, performance sceniche e vocali. Spettacolo per attore solo, parlato a più voci, comico suo malgrado.
La fine del mondo è alle porte, questo almeno è ciò che si sente mormorare alle finestre, nelle strade, alla radio.
Si porta sulla scena un’umanità confusa che non sa dove aggrapparsi, se non alla propria miseria.
I personaggi appaiono come cellule impazzite, sproloquiano, si parlano addosso. 
Un delirio organizzato per mettere alla berlina questa umanità che sbraita sulla vita, sulla morte e su un dio che non risponde.
E’ un’umanità che si crede chissà chi, che si porta dietro l’arroganza e la colpa di voler parlare di un altrove, di un dio che fa scopa con l’inconoscibile, con l’indicibile. E’ la volgarità di voler spiegare qualcosa, quando niente si può spiegare.
La scena è nuda e cruda, a riempire lo spazio i quadri sonori disegnati vocalmente con l’aiuto della loop station che continua ad essere, come nei lavori precedenti, elemento di scrittura scenica e drammaturgia musicale.

BREVE SINOSSI
Il caos è prossimo a venire. Questo è ciò che si auspica l’uomo che, non potendo nulla contro la sua miseria, si fa portavoce e bandiera di popolo e si rivolge al suo dio. Invano. La contemporaneità s’attacca alle facezie e danza claudicante su versi sciolti che narrano di dei pagani e amori sbilenchi che aspettano chissà da quando, per tragici equivoci da commedia degli errori. Così il popolo s’agita e, per trovare un posto nel mondo, prova a darsi un compito da fare – cucinando nel cuore della notte, sproloquiando su ciò che sarà, gridando senza veli la propria dispersione – e si fa timidamente avanti, con tutta l’ingenuità del caso, una riforma strutturale cialtrona, con un programma teocratico tout court, infarcito di estremismo confuso e dozzinale. C’è chi spera nella fine e chi, con malcelato cinismo, la fine dice di averla vissuta già, chissà quante volte.
“E’ la fine di un’Era. E’ la fine di tutto. E’ la fine di niente, se ricomincia tutto”.

IO PER TE COME UN PARACARRO

IO PER TE COME UN PARACARRO

Così è se vi pare

stagione autunno 2023

IO PER TE COME UN PARACARRO

di e con Daniele Parisi

 

Una coppia, che sta per dare alla luce un figlio, decide di partire: cercano un luogo dove costruirsi un avvenire decente. I famigliari di lui, vittime di antiche patologie non risolte, non riescono a dissuadere i due dal voler intraprendere questo viaggio. Lungo il tragitto la coppia incontrerà diverse umanità alla deriva. 

C’è una Maga Indovina sfaticata che tradisce la sua antica funzione oracolare. C’è chi si indebita. Chi ruba. Chi vende per strada. Chi è rinchiuso nelle proprie manie ossessivo-compulsive. Chi vede nella contraddizione l’unica possibilità per essere coerente. Nel frattempo, la fame aumenta. E ci si ascolta sempre meno.

 

Petrolini infinito

Petrolini infinito

Così è se vi pare

stagione autunno 2023

Petrolini infinito

di ENOCH MARRELLA

Petrolini Infinito è un progetto crossmediale di rivalutazione del patrimonio petroliniano a cura di Enoch Marrella. ll progetto intende inanellare una serie di contenuti web, video, musicali e teatrali appartenenti ad una unica narrazione che affonda le sue radici negli anni ’20 del secolo passato pur rimanendo connessa con gli anni ’20 del secolo presente. La sfida è quella di tenere uniti mondi lontanissimi come l’intuizione futurista del genio petroliniano e alcuni aspetti grotteschi dell’Italia di oggi, costantemente stressata da sconvolgimenti sociali ed economici, ma che conserva ancora la capacità di reagire divertendosi, o divertirsi per reagire.

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